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Walter Amaducci: Terra Santa

Terra Santa.    


CON PADRE GUGLIELMO IN TERRA SANTA




Gerico, città delle palme, giovedì 3 luglio 1980
Don Walter e Padre Guglielmo
nel giardino della Comunità dei Fratelli di Monteveglio




Giovedì 3 luglio 1980

Nel pomeriggio scendo a Gerico dove incontro padre Guglielmo, ospite da più di due mesi della comunità di Monteveglio. Non mi trattengo a lungo, ma concordo un programma di permanenza nella casa della comunità per tre giorni a cominciare da lunedì 14 luglio. Compio però una rapida visita alla Gerico dei tempi di Gesù distante circa due chilometri da quella attuale.
Padre Guglielmo si è raccomandato di non rivelare il luogo in cui è ospitato.


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Padre Guglielmo a Gerico



Lunedì 14 luglio 1980

Celebro per l'ultima volta la S. Messa a Nazaret nella cappella del convento che mi ha ospitato. Poi lascio la città e la Galilea, diretto a Gerico dove mi aspettano i fratelli di Monteveglio presso i quali mi tratterrò per tre giorni. La prima visita che faccio è alla Gerico antica, quella di Giosuè, i cui scavi hanno portato alla luce diverse stratificazioni corrispondenti a città che si sono succedute lungo i secoli e addirittura i millenni; pare infatti che i primi insediamenti risalgano all'ottomila avanti Cristo.

Quando arrivo nella comunità di Monteveglio incontro grande accoglienza. Trovo tra gli altri don Umberto Neri, don Giovanni Tasini e naturalmente padre Guglielmo.
Don Umberto mi consegnerà un suo lavoro da portare in Italia per la pubblicazione presso l'editrice Città Nuova. Riguarda le interpretazioni ebraiche dell'Hallel di Pasqua, cioè dei salmi 113-118.
Ho modo di vivere alcuni momenti forti insieme a loro, di preghiera e di meditazione sulla Scrittura. (...) considero l'ascolto di queste riflessioni esegetiche e spirituali comunque arricchente.


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Ben diverse sono le conversazioni con padre Guglielmo, uomo di Dio, che osservo pregare inginocchiato sul pavimento della cappellina, con la fronte a terra in un trasporto adorante unico. Ho poi l'emozione e diciamo pure l'onore di confessare questo santo uomo, con uno stato d'animo facile da immaginare.
Tra i primi consigli che mi da uno riguarda l'acqua: mi raccomanda di bere spesso, perché il clima tropicale di Gerico, città delle palme, prosciuga l'organismo e rischia di fare soffrire i reni. Inoltre mi esorta a fare tesoro di questa esperienza in Terra Santa, riponendo nella memoria tutte le immagini, gli incontri e gli apprendimenti raccolti in questi giorni per poi "ruminarli" a casa, in una meditazione assimilatrice simile a quella di Maria.


Martedì 15 luglio 1980

Passerò l'intera giornata nel Deserto delle tentazioni di Gesù, insieme a padre Guglielmo. Di buon mattino, celebrata la S. Messa, ci avviamo con la nostra provvigione di cibo e di acqua e con l'immancabile testo della Bibbia. Attraversando Gerico resto colpito dalla stima e devozione che padre Guglielmo suscita nella gente. Lo salutano, gli offrono della frutta, per poco non si prostrano ai suoi piedi.


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Iniziamo la salita del Monte delle tentazioni e dopo un po', quasi a metà costa, dobbiamo attraversare il monastero greco-ortodosso della Quarantena. Il nero monaco esige deciso una somma di denaro come pedaggio. Ho in tasca dei dollari e procedo a saldare il conto che a quanto pare è più alto della mia valutazione, visto che il barbuto religioso mi fa cenno col dito di replicare. Finalmente soddisfatto ci accompagna al cancelletto e lo apre consentendoci di riprendere il sentiero che porta alla vetta del monte.


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Ci inerpichiamo a passo regolare mentre padre Guglielmo si aiuta con un robusto bastone. Giunti in cima ammiriamo l'affascinante panorama del deserto di Giuda e l'oasi di Gerico laggiù in basso. Sui versanti pietrosi delle montagne che riusciamo a vedere, notiamo piccoli greggi di pecore nere intente a brucare chissà che cosa. Evidentemente qualche ciuffo d'erba deve nascondersi tra i sassi. Visitiamo i resti di una chiesa bizantina qui edificata a ricordo dell'ultima tentazione, vi giriamo attorno, e dopo avere saziato i nostri sguardi ci apprestiamo a scendere un po' alla ricerca di una delle tante grotte disseminate sul fianco della montagna, abitate un tempo da eremiti. La troviamo e fa davvero al caso nostro: l'imboccatura della grotta è come un belvedere sulla piana di Gerico.


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Cominciamo a leggere notizie e spiegazioni sulle guide e pagine su pagine dalla Bibbia. Il padre non accetta di mangiare un boccone di pane o di formaggio e neppure di bere un sorso d'acqua. Si limita a masticare delle foglie d'erba che a me sembra addirittura spinosa, mentre lui, tutto serafico, sostiene di trovare molto dissetante. Una conversazione spirituale semplice e fraterna da le ali al tempo che vola via letteralmente.

Scesi dal nostro monte facciamo una sosta alla sorgente di Eliseo, risanata dal profeta con del sale. L'acqua è pura, fresca e abbondante e padre Guglielmo stavolta si disseta con evidente gusto e beata riconoscenza. Mi torna alla mente come assaporava estasiato un piccolo grappolo d'uva, una volta, mentre eravamo seduti a conversare nella vigna del suo convento a Cesena. Come Francesco egli sa godere intensamente delle cose quanto più sa esserne distaccato e capace di privarsene.



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Padre Guglielmo sul Monte delle tentazioni. Sullo sfondo il deserto di Giuda