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Walter Amaducci: Conferenze



Angelina Pirini. E' Dio che fa crescere



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Walter Amaducci

E' DIO CHE FA CRESCERE

Conferenza agli Amici di Angelina Pirini
Sala, 25 novembre 2012

N� chi pianta n� chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere� (1 Corinzi 3,7)


Mi � stato chiesto di fare un collegamento tra l�anno pastorale da poco iniziato e la figura di Angelina Pirini. Questo significa rivolgere una richiesta di aiuto ad Angelina per vivere meglio il programma che il vescovo ci affida per questo anno e favorire, nel contempo, una sorta di riscoperta della vita di lei, a partire da un desiderio sincero di aderire fino in fondo alle proposte e alle esigenze della nostra vita ecclesiale.
Un campo pastorale sicuramente fecondo poteva essere lo stesso ministero di Angelina quale dirigente di Azione Cattolica in merito all�iniziazione cristiana della bambine a lei affidate, con tutti gli stimoli prevedibili derivanti da un confronto tra due epoche ecclesiali ormai abbastanza distanti. Ho preferito invece soffermarmi proprio sull�icona scelta dal vescovo Regattieri per questo anno, la parabola del seminatore riportata nel vangelo di Matteo.

Leggiamo Matteo 13, 1-9:

Quel giorno Ges� usc� di casa e sedette in riva al mare. Si radun� attorno a lui tanta folla che egli sal� su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parl� loro di molte cose con parabole. E disse: �Ecco, il seminatore usc� a seminare.
Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono.
Un�altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c�era molta terra; germogli� subito, perch� il terreno non era profondo, ma quando spunt� il sole, fu bruciata e, non avendo radici, secc�.
Un�altra parte cadde sui rovi e i rovi crebbero e la soffocarono.
Un�altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno.
Chi ha orecchi, ascolti
�.

Il commento del vescovo tocca i tre elementi principali della parabola: il seme, il seminatore e il campo. Ci soffermiamo sul primo elemento, quello del seme.
�Il seme � � piccola cosa, come quello della senape (�) il piccolo � sempre stato lo schema del modo di agire di Dio. Parlando ai catechisti riuniti a Roma l�allora card. Ratzinger disse: �Per il Regno di Dio come per l�evangelizzazione, vale sempre la parabola del grano di senape (cfr. Mc 4, 31-32): non sogniamo di attirare subito le grandi masse che si sono allontanate dalla Chiesa�
Nella sua teoria dell�evoluzione, Teillard de Chardin spiega che �l�inizio di nuove speci � invisibile e irraggiungibile alla ricerca scientifica�. Le origini sono nascoste. Le grandi realt� cominciano nell�umilt��. (�)

Il seme della parabola, come quello di senape, � piccola cosa e, oltre a essere un paragone della speranza cristiana, �evidenzia che il grande nasce dal piccolo non per mezzo di stravolgimenti rivoluzionari e neppure perch� noi uomini ne assumiamo la regia ma perch� ci� avviene in modo lento e graduale, seguendo una dinamica propria. Di fronte a esso l�atteggiamento cristiano pu� solo essere di amore e pazienza, che � il lungo respiro dell�amore�.
Ho scelto di fermare l�attenzione, oltre che sul tema del seme, anche su un periodo molto ristretto della vita di Angelina, durato circa quaranta giorni (dal 19 luglio al 1 settembre 1940), gli ultimi che la videro ancora capace di scrivere delle lettere o di redigere appunti sui suoi quaderni.

Il 29 agosto 1940 infatti Angelina smette di scrivere il diario;
del 1� settembre � la sua ultima lettera al vescovo Beniamino Socche;
il 3 settembre scrive la lettera-testamento alle bambine dell�Azione Cattolica.
L�ultimo mese di �notte dello spirito�, di aridit� e di dubbi, di paura e di lotta, meriterebbe una riflessione apposita. Anche se non si tratt� di un�esperienza nuova per lei, fu comunque un Calvario terribile, in una vera condivisione dell�agonia di Cristo, fino alla morte avvenuta il 2 ottobre 1940.

�Oggi, 19 luglio 1940, � il terzo anniversario dell�inizio della mia malattia. Oh, quale giorno fu il primo e quali i seguenti! Quante grazie avute, Dio mio, quante grazie! Solo gli Angeli sanno numerarle! E quante debolezze invece da parte mia in troppi frequenti periodi!... Per� Ges� � sempre stato con me, ai miei fianchi, ha tenuto sempre la mia guida, per cui ho avuto la forza di rialzarmi per riprendere il cammino con lena sempre maggiore di prima.
Oh, com�� vero che l�opera mia � piccola come un granello di sabbia e la misericordia Divina accanto a me � infinitamente grande!... Ed ora quanti giorni mi rimangono? Prevediamo che la fine non dev�essere lontana. Per� Tu, Ges�, vuoi che io sia al buio..., e nella mia cecit�, coll�aiuto del Padre, sono contenta. Sia dunque di me come Tu vuoi e fa di me quello che vuoi: la mia gioia la trovo nel fare il Tuo volere solo, solo, solo e sempre!� (Dal diario, 19 luglio 1940).

Il granello � di sabbia, ma l�accostamento a quello di senape mi sembra opportuno proprio perch� � la debolezza ad emergere, l�infinita sproporzione tra dato di partenza e risultato finale, grazie ad una potenza grande che accompagna lo sviluppo del seme: quella della grazia divina.

�Espose loro un�altra parabola, dicendo: �Il regno dei cieli � simile a un granello di senape, che un uomo prese e semin� nel suo campo. Esso � il pi� piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, � pi� grande delle altre piante dell�orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo vengono a fare il nido fra i suoi rami� (Matteo 13, 31-32).

Paolo di Tarso speriment� tutto questo sulla propria persona e ne espresse la dinamica con parole indimenticabili culminanti nell�affermazione messa in bocca a Dio stesso:
�Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza�. Mi vanter� quindi ben volentieri delle mie debolezze, perch� dimori in me la potenza di Cristo. Perci� mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficolt�, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, � allora che sono forte. Sono diventato pazzo; ma siete voi che mi avete costretto� (2 Corinzi 12, 9-11).

Nella pagina del 19 luglio c�� un secondo elemento che merita una sottolineatura: la previsione di una morte non lontana, un morte sulla venuta della quale Angelina non vuole esprimere preferenze di sorta, accettando semplicemente la volont� di Dio. Otto giorni dopo il suo desiderio istintivo � pi� esplicito, ma altrettanto salda � la sua volont� di tenersi aggrappata ala volont� di Dio.
�Oh, felice giorno ultimo di vita terrena quanto ancora mi sei lontano! Oh, nella Divina disposizione come ti aspetto! Quale sar� l�ultima ora, nella quale i miei lacci mortali saranno per sempre sciolti? Prevedo che non sar� tanto lontana..., per� quando sia non lo so... Oh, sia come Tu vuoi, Ges�, come Tu vuoi... � (Diario, 27 luglio 1940)

Torna alla mente il dilemma di San Paolo, risolto secondo il medesimo criterio: seguire la via che corrisponde alla volont� di Dio, massimo bene per s� e per tutti.

�Per me infatti il vivere � Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; ma per voi � pi� necessario che io rimanga nel corpo. Persuaso di questo, so che rimarr� e continuer� a rimanere in mezzo a tutti voi per il progresso e la gioia della vostra fede, affinch� il vostro vanto nei miei riguardi cresca sempre pi� in Cristo Ges�, con il mio ritorno fra voi�. (Filippesi 1,21-26).

Che si tratti dell�intera esistenza, o di un tratto limitato di cammino connotato da indicazioni precise della volont� di Dio, l�azione divina per un credente vero non � mai un pretesto per declinare il proprio compito, per rinunciare all�impegno della coltivazione.

Quando si analizzano i quattro tipi di terreno che il campo della parabola evangelica presenta, sappiamo di poterli ritrovare tutti, a seconda dei momenti, nella nostra esperienza. Ma comprendiamo anche che non si tratta di situazioni fatali da riconoscere e subire passivamente: la possibilit� di dissodare e modificare il terreno con un�azione lungimirante di autentica conversione � alla portata di chiunque voglia esser ricettivo nei confronti del seme che giunge, abbondante e fecondo.

Il santo � il pi� attento a cogliere questo bisogno di perfezione, � colui che non si rassegna davanti all�incompiutezza, che sente pesante ogni ritardo. Angelina scriver� nell�ultima lettera al vescovo Socche:
�Con tutto il Suo infinito amore ch�Egli mi fa vedere e capire sempre pi� in ogni giorno, non fa altro che accendere in me il desiderio sempre pi� crescente di perfezione. E Lei sa che c�� ancora tanto lavoro da compiere in me, ma confido, confido nel mio Dio che in un solo istante pu� compiere tutto... �.

C�� ancora tanto lavoro da compiere. Mi torna in mente un�osservazione di Benedetta Bianchi Porro sul pericolo di infiacchirsi quando la strada si fa dura:
�Ho tanto desiderio di salire, ma la montagna verso l�alto � faticosa, e se Lui non mi prende la mano per aiutarmi, io non riuscir� pi� a fare passi, e la sosta non la voglio, perch� � sempre pericoloso infiacchirsi�.
Noi diremmo che c�� sempre tempo, che Dio � paziente, che non � mai troppo tardi. C�� qualcosa di vero anche in questo, ma solo qualcosa. La valutazione del �tardi� pu� avere un riscontro soggettivo, di rammarico per il tempo perduto, alla luce di un presente radioso e pieno di significato. Cito per tutti S. Agostino che nelle sue Confessioni esprime mirabilmente questo sentimento:
�Tardi ti ho amato, Bellezza tanto antica e tanto nuova; tardi ti ho amato! Tu eri dentro di me, e io stavo fuori, ti cercavo qui, gettandomi, deforme, sulle belle forme delle tue creature. Tu eri con me, ma io non ero con te. Mi tenevano lontano da te le creature che, se non esistessero in te, non esisterebbero per niente. Tu mi hai chiamato, il tuo grido ha vinto la mia sordit�; hai brillato, e la tua luce ha vinto la mia cecit�; hai diffuso il tuo profumo, e io l'ho respirato, ed ora anelo a te; ti ho gustato, ed ora ho fame e sete di te; mi hai toccato, e ora ardo dal desiderio della tua pace�. (Confessioni Libro X, XXVII).

Ma esiste anche il �troppo tardi� come leggiamo a nostro benefico pungolo nella parabola delle dieci vergini: �Ora, mentre quelle andavano a comprare l�olio, arriv� lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Pi� tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: �Signore, signore, aprici!�. Ma egli rispose: �In verit� io vi dico: non vi conosco�. Vegliate dunque, perch� non sapete n� il giorno n� l�ora�. (Matteo 25, 10-13).
Anche Paolo su questo punto non fa sconti: �Non vi fate illusioni; non ci si pu� prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglier� quello che avr� seminato. � non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. Poich� dunque ne abbiamo l�occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede� (Galati 6, 7-10).

Vegliate e datevi una mossa! Per tornare alla parabola del campo, non basta che il seme sia buono: il terreno va dissodato, va preparato come sa bene ogni bravo agricoltore. C�� un lavoro da fare, una coltivazione che significa fatica, arte e pazienza, ma anche sollecitudine, nella consapevolezza che il tempo � breve, che anche le occasioni di conversione non dureranno per sempre, non hanno un numero infinito. Nel vangelo di Luca la parabola del fico sterile richiama questa necessit� di non approfittare della pazienza di Dio.
�Diceva anche questa parabola: Un tale aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trov�. Allora disse al vignaiolo: �Ecco, sono tre anni che vengo a cercare frutti su quest�albero, ma non ne trovo. Taglialo dunque! Perch� deve sfruttare il terreno?�. Ma quello gli rispose: �Padrone, lascialo ancora quest�anno, finch� gli avr� zappato attorno e avr� messo il concime. Vedremo se porter� frutti per l�avvenire; se no, lo taglierai�� (Luca 13, 6-9).

La collaborazione tra Dio e la sua creatura, proprio perch� responsabilizza questa fino in fondo nella logica dei talenti, espone l�uomo al rischio di una mentalit� pelagiana, al volontarismo pieno di s� destinato proprio per questo alle disillusioni pi� amare. � fin troppo brutale il richiamo di Ges� al ridimensionamento di questa parte, soprattutto quando essa risulta tanto esigente:
�Cos� anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi � stato ordinato, dite: Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare� (Douloi acreioi esmen=douloi akreioi esmen) Luca 17,10.

Bisogna lavorare, certo. Ma chi fa crescere � il Signore. �Confido nel mio Dio che in un solo istante pu� compiere tutto... � abbiamo ascoltato da Angelina. S�, � Dio che fa crescere.
�Diceva: Cos� � il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto � maturo, subito egli manda la falce, perch� � arrivata la mietitura� (Marco 4, 26-29).
�Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma era Dio che faceva crescere. Sicch�, n� chi pianta n� chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere. Chi pianta e chi irriga sono una medesima cosa: ciascuno ricever� la propria ricompensa secondo il proprio lavoro. Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio�. (1 Corinzi 3, 6-9)

Addirittura la scelta nei confronti del lavoro nel campo non � nostra, non siamo stati noi a decidere di impostare la vita dentro l�orizzonte della fede, bench� questo ci sembri a prima vista la cosa pi� ovvia.
�Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perch� andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga� (Giovanni 15,16).

Portare frutto. Nessuno desidera essere un fallito. A Dio per primo sta a cuore la nostra riuscita. Dio chiama ognuno dei suoi figli a fare della sua vita �qualche cosa di grande� (vedi Benedetta Bianchi Porro). Ma la via della grandezza � quella dell�umilt�: � la via dell�umilt� che porta alla grandezza, vera e permanente.

A questo proposito il Cantico di Maria, noto come Magnificat, � a dir poco rivoluzionario:
�Il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perch� ha guardato l�umilt� della sua serva. D�ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l�Onnipotente� ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili� (Luca 1,46 ss).
I dodici discutono su chi sia il pi� grande tra loro, ma poi si mostrano imbarazzati di questo:
�Giunsero a Cafarnao. Quando fu in casa, chiese loro: Di che cosa stavate discutendo per la strada?�. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse pi� grande. Sedutosi, chiam� i Dodici e disse loro: �Se uno vuole essere il primo, sia l�ultimo di tutti e il servitore di tutti�. E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: �Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato�. (Marco 9,33-37)

Anche in Matteo quello del bambino � indicato da Ges� come l�atteggiamento indispensabile:
�In quel momento i discepoli si avvicinarono a Ges� dicendo: �Chi dunque � pi� grande nel regno dei cieli?�. Allora chiam� a s� un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: �In verit� io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perci� chiunque si far� piccolo come questo bambino, costui � il pi� grande nel regno dei cieli. E chi accoglier� un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me�. (Matteo 18, 1-5)

Farsi piccolo significa morire a se stesso, far morire l�orgoglio, ritrovarsi nel dono di s�, un dono non lesinato ma totale. Questo � uno dei punti chiave di tutta l�antropologia cristiana. L�uomo non pu� � ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di s� �(GS 24).
Ges� trasmette ai suoi discepoli questo insegnamento basilare e, da vero maestro, accompagna le parole con l�esempio. La lavanda dei piedi sintetizza questo stile: �Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perch� anche voi facciate come io ho fatto a voi�. (Giovanni 13, 14-15).
La parabola del chicco di grano che marcisce nel terreno resta tra le pi� efficaci usate da Ges�:
�In verit�, in verit� io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserver� per la vita eterna� (Giovanni 12, 24-25).
Il chicco di grano che muore ha una immagine analoga in Angelina, quella del grappolino d�uva che viene spremuto.

Angelina Pirini - LETTERA XI
Mostrando desiderio di comunicare con il Vescovo esprime a lui i suoi sentimenti per la sofferenza che la fa raffigurare al grappolino d�uva che il Signore si diverte a spremere. Nell�oscurit� in cui si trova, manifesta il bisogno di dover credere.

Sala 31 luglio 1940
Eccell.mo Padre,
coll�aiuto di Ges� e di Mamma Celeste mi provo a scrivere per appagare il desiderio che sento vivo nell�anima di comunicare un po� a Lei, che so tanto benigno nell�ascoltare i suoi figli nel Signore. Il desiderio lo sento forte anche perch� ho bisogno di raccomandarmi ancora alle sue preghiere ora specialmente in cui la prova � molto pi� dura. Ges�, Eccellenza, ha risposto pienamente alla mia preghiera insistente, e ora Egli mi tiene sotto il crogiuolo di un patire senza nome. Mi trovo realmente quale grappolino di uva nelle mani di Ges�, e sento ch�Egli si diverte a spremerlo per farne uscire il mosto a Suo piacimento. A tutto questo per� io debbo credere perch� alle volte le tenebre sono cos� oscure che nulla sento e nulla vedo e neanche capisco. Il mio buon Padre che mi dirige per� mi insegna cos� e per questo credo e voglio credere sempre pi� profondamente. Per la fede che vive in me, di tutto questo non posso fare altro che lodarlo il mio Signore e benedire in eterno il Suo Nome. Mi sono votata vittima per le anime e altra gioia per me non pu� esistere se non che quella di essere trattata da Ges� buono quale Sua piccola vittima di amore. Lei per� lo comprende bene, Eccellenza, che se il mio spirito, per l�amore di Ges� che lo inonda, canta cos�, vi � pure in me la parte debole della natura per cui io sento estremo bisogno di essere sostenuta. Sostenuta con tutte e due le mani, s�, dai cari Ministri del mio Diletto Amore, pei quali io cerco in ricompensa di fare la mia immolazione. Che la mia anima comprenda sempre pi� Ges�, o Padre, e lo segua ciecamente fino alla fine e dove e come Lui vorr�, ecco tutto!... Trattenermi di pi� non mi � possibile, ad ogni modo Ella ha compreso il mio animo e sa le mie necessit� da presentare a Ges�. Io la ricordo sempre e chiedo a Ges�, per Lei, santit�, santit� sempre pi� grande.
Gradisca, Padre, il mio umile ma sentito ossequio e mi benedica.
Sua povera piccola figlia in Ges�
Angiolina Pirini

Il torchio mistico � un soggetto iconografico, che rappresenta il sacrificio eucaristico: raffigura Ges� nel tino dell�uva, la croce � diventata la pressa del torchio ed il sangue che esce dalle ferite cola in un recipiente come fosse vino.
Il tema del torchio mistico si svilupp� nell�arte figurativa e nella spiritualit� cristiana del tardo Medioevo e fa parte delle cosiddette figure devozionali, cio� di quelle immagini che non derivavano direttamente da una narrazione evangelica, ma mostravano sinteticamente con una rappresentazione dolorosa l�insieme delle sofferenze del Cristo.
Questa immagine praticamente scomparve alla fine del Seicento. � nei commenti dei Padri, specialmente di Sant�Agostino, che il tema del torchio viene sviluppato.

La prima fonte specifica per l�immagine del torchio mistico � Isaia 63,3-4: �Nel tino ho pigiato da solo e del mio popolo nessuno era con me. Li ho pigiati con sdegno, li ho calpestati con ira. Il loro sangue � sprizzato sulle mie vesti e mi sono macchiato tutti gli abiti, poich� il giorno della vendetta era nel mio cuore e l�anno del mio riscatto � giunto�.
Come si vede l�immagine ricorre in un contesto di ira e di punizione , come accade per il brano simile pi� noto del Nuovo Testamento, quello di Apocalisse 14, 17-20:
�Allora un altro angelo usc� dal tempio che � nel cielo, tenendo anch�egli una falce affilata. Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall�altare e grid� a gran voce a quello che aveva la falce affilata: �Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perch� le sue uve sono mature�. L�angelo lanci� la sua falce sulla terra, vendemmi� la vigna della terra e rovesci� l�uva nel grande tino dell�ira di Dio. Il tino fu pigiato fuori della citt� e dal tino usc� sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi�.

Asterio di Amasea, vescovo del IV sec. nelle sue omelie paragona l�altare al torchio pronto per la pigiatura: �La vite � stata vendemmiata e l�altare, come un torchio, � stato riempito di grappoli�.
Il tema del torchio mistico, come si diceva, fu caro ad Agostino. Commentando il Sal 56,2 �Piet� di me, o Dio, perch� l�uomo mi calpesta, un aggressore sempre mi opprime� egli scrisse:
�Il primo grappolo d�uva schiacciato nel torchio � Cristo. Quando tale grappolo venne spremuto nella passione, ne � scaturito quel vino il cui calice inebriante quanto � eccellente!�.
Agostino svilupp� il concetto anche nel commento ad altri due salmi, traendo anche spunto dai loro titoli: si tratta dei salmi 81 e 84 entrambi recanti, al versetto 1, l�indicazione Su i torchi....
Nel commento al Sal 84 Agostino scrive: �Chi si consacra al servizio di Dio ha da sapere che � entrato nel torchio. Sar� stritolato, schiacciato, spremuto. Non perch� abbia a morire fisicamente, ma perch� fluisca nei serbatoi divini�.
San Pier Damiani (XI secolo) si rivolse a Maria dicendo: �Da te � uscito il grappolo che doveva essere spremuto sotto il torchio della croce�.

San Bonaventura da Bagnoregio (XIII secolo) scriveva: �Il Cristo crocifisso, a somiglianza di un grappolo schiacciato nel torchio, ha spremuto dalle ferite del suo corpo fiorito quel succo profumato che pu� guarire ogni malattia�.
Il valore della sofferenza era un tema prediletto da San Giovanni della Croce nelle sue conversazioni spirituali con le monache. Un giorno, entrando in clausura, vide appeso a una parete del chiostro un quadro simbolico della passione di Cristo, secondo l�allegoria di Isaia: Cristo, raffigurato come un grappolo d�uva, si dissangua sotto il peso della Croce, che ha la forma di un torchio da vino. Giovanni nel passargli dinanzi rallent� il passo, si ferm� a contemplarlo e con la faccia ardente compose una poesia in cui esprimeva i sentimenti sorti in lui alla vista del quadro. Poi abbracci� una gran croce presente nel chiostro pronunziando delle misteriose parole in latino.

Sotteso a questo atteggiamento c�� il messaggio teologico della corredenzione:
�Ora io sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ci� che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che � la Chiesa� (Nuova traduzione CEI).
�Perci� sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che � la Chiesa� (Colossesi 1, 24).
Come finalizzazione, il rapporto col vescovo porta Angelina ad assumersi il ruolo di sostegno alla sua stessa guida pastorale, come quella missionaria aveva illuminato la persona e l�opera di Teresa di Lisieux. Offrire per il vescovo e per i sacerdoti diventa una missione speciale per Angelina. Vedremo che anche la guida pastorale del vescovo nei suoi confronti diventer� altrettanto peculiare, connotata da una paternit� unica e consapevole.

Angelina Pirini - LETTERA XII

31 luglio 1940
Ecc.mo Padre,
(�) Mi misi d�impegno a fare quanto Ella mi suggeriva, s� ho pregato e offerto tanto per Lei e pei cari Sacerdoti, sempre. Grazie dei suoi confortanti pensieri, soprattutto della sua consacrazione che fa di me a Ges� in ogni suo S. Sacrificio. Continui pure sempre perch� Ges� mi faccia la grazia di essere completamente sepolta in lui, annegata nel Suo Preziosissimo Sangue, l� per la mia anima ci sar� il perdono di ogni colpa e la santificazione, oh, quale felice santo lavacro!...
Padre, voglio la fede profonda e semplice del fanciullo... (..)
Padre a Lei auguro grande, grande santit�. Ossequi.
Benedica sua piccola in Ges� Angiolina Pirini

Beniamino Socche - LETTERA XII

Cesena 3 agosto 1940
Angiolina,
grazie della tua letterina. Ti comprendo e ti consacro nella S. Messa con Ges�. Ogni giorno batto per te il Tabernacolo dell�Amore divino. Non temere. Egli ti sostiene, perch� � tutta Sua la forza che ti d�. Egli ti ha dato di domandargli il patire, ma Egli te lo d� secondo la forza che ti comunica, come una mamma che quando d�inverno vuole scaldare il suo bambino, lo pone vicino al fuoco, ma pone la sua mano tra il fuoco e il bambino. Se � troppo poco, lo accosta al fuoco, ma c�� la mano di amore che funziona da termometro regolatore. Domani parto per Faenza per fare i Santi Esercizi a quel Clero per tutta la settimana ventura. Tu dici una parola a Ges�, perch� li benedica e facciano frutti di santit�. Te li affido come piccola Apostola Eucaristica di amore e di sofferenza.
Ti benedico tanto e facendo gran conto di quello che dirai a Ges� per il Vescovo.
+ Beniamino
Vescovo

Diario - 5 agosto 1940

Ho ricevuto posta dall�Eccellentissimo nostro Vescovo. Mi dice che � partito da ieri per tenere un corso di esercizi spirituali al Clero di una citt� qui vicina. Egli dice che li affida a me, alle mie preghiere e sofferenze... Caro Ges�, debbo mettermi all�opera: che risolvo?
Senti, caro Ges�, io Ti faccio promessa di accettare fin da questo momento ogni mortificazione, specialmente la privazione del Padre, quando Tu lo vorrai, tanto grande per me, ed ogni altro sacrificio. Poi non chieder� nulla che possa sollevarmi nel fisico, anche riguardo al cibo, nonostante il mio appetito, per cui faccio fatica a mortificarmi.
Ti offro tutto questo, Ges�, perch� Tu illumini il Vescovo e perch� quei Sacerdoti siano tutti santi. Io Ti prometto questo confidando interamente in Te, nel Tuo aiuto e nell�aiuto della Mamma e di tutti i Santi.
Caro Ges�, benedicimi dunque e stringimi per sempre al Tuo Cuore, bruciami col Tuo amore, e con me tutte le anime: il mio Padre, il Papa, il Vescovo, quei Sacerdoti e tutti, tutti, tutti quanti quelli che vivono e specialmente coloro che sono morti.
Fammi buona: sono la Tua piccola vittima di amore.
Addio, Ges�... Quando Ti vedr� nella nostra casa?... Fa come vuoi Tu... Per� aiutami sempre, eh!... Addio, Ges�!...


Beniamino Socche - LETTERA XIII

Cesena 14 agosto 1940
Angiolina,
ti ringrazio del bigliettino portatomi dal tuo carissimo Parroco. Ti ringrazio delle preghiere che hai fatto per il buon frutto della passata predicazione.
Ti raccomando ancora un altro, dal quale il Signore ha permesso, nella Sua adorabile volont�, che in questi giorni mi venissero anche delle amarezze. Resta pienamente tranquilla, abbandonata alla volont� paterna del Signore. Prego e batto perch� tu possa avere la forza da Ges� di portare il peso della carne che ti martoria. Come benedirai in cielo questo periodo della tua vita provata! Un cantoncino di paradiso cambier� e compenser� tutto e per sempre!
L�amore trionfi sempre nel tuo cuore, tutto di Dio. L�amore vive di sacrificio e muore sopra una croce. Diceva S. Ignazio: "Se mi fossero rotte le ossa, macinata la carne per il mio Ges�, che gloria sarebbe mai questa!"
Ti consacro con Ges� quotidianamente. La pace Sua santa ti domini tutta, e trionfi in te il regno di Ges�, che � pace e gaudio nello Spirito Santo.
Ti benedico tanto e sempre.
+ Beniamino
Vescovo

La lettera XIV che segue, rivela la paternit� del vescovo ricordata sopra, la volont� di essere accanto ad Angelina in una forma intensa ed eccezionale, proprio per supplire ad un�assenza (quella del parroco Giuseppe Marchi recatosi per alcuni giorni a Camaldoli) da lei acutamente avvertita.

Beniamino Socche - LETTERA XIV
Sapendo il parroco a Camaldoli, il vescovo le d� consigli atti a darle serenit� e fiducia. Fa auguri perch� Ges� la consoli e le "faccia vivere la sua vita divina per la grazia e nell�amore trasformante la natura"

Cesena 21 agosto 1940
Angelina,
il tuo Parroco so che � andato a ritirarsi per brevi giorni a Camaldoli. � tanto pio, e quell�eremo santo certamente gli far� tanto bene.
Quindi vengo io a sostituire la sua voce, per confortarti ad avere grande fede.
Ricordo un mio carissimo e santo amico, che ha dovuto passare per una sequela di tempestose vicende e che � morto in odore di santit�.
Egli un giorno mi disse: "Ero solo in una giornata di luglio afoso, in pieno meriggio, davanti al Tabernacolo. (Era Sacerdote) Una voce dal Tabernacolo mi disse chiarissimamente: Fidati di me, lasciati portare da me. Non mettere ostacoli colla tua volont� alla mia: io so dove voglio condurti".
E queste parole di abbandono totale, venute da Ges�, furono il grande, perenne sostegno nelle sue tribolazioni, e furono la fonte di un eterno sorriso, fino alla sua morte.
Anche tu fidati di Ges�: lascialo fare. Egli sa tutto. Egli pu� tutto. Alle volte ti porter� sotto profonde e oscure gallerie. Tu non saprai n� dove ti trovi, n� se sali o discendi. Ti basta che Egli ti tiene per mano e ti conduce. Alle volte ti condurr� per balze fiorite, tra verde e sole e mormoranti fontane. Anche allora ricordati che Egli ti conduce. Ma ad ogni modo tieni per sicuro che anche quando ti conduce per le oscurit�, un bel momento c�� il foro d�uscita della galleria e tu ti vedi accanto a Lui, ben in alto. Oh, come devi vivere, dunque, di fede, sempre di fede grande!
Io continuo per te il ricordo nella S. Messa e nelle mie povere preghiere.
Ges� ti consoli e ti faccia vivere la Sua vita divina per la grazia e nell�amore trasformante la natura. Beata te se fino alla fine ti darai con completa dedizione a vivere solo per Lui, e credere solo a Lui, ad amare solo Lui!
Ti ringrazio per le tue preghiere per me. Ti benedico tanto e sempre.
+ Beniamino
Vescovo

Nella lettera XV il vescovo non ha dimenticato l�impegno precedente a farsi vicino ad Angelina ed esprime candidamente la speranza che qualche frutto ne sia scaturito.

Beniamino Socche - LETTERA XV

26 agosto 1940
Angelina,
(�) Ora sar� ritornato il tuo Parroco da Camaldoli. Godo nel sentirti molto tranquilla e del tutto abbandonata alla volont� divina. Che il Signore ti assista sempre, ti conforti e ti dia la sua forza divina per continuare quella vita eucaristica di sacrificio, che Egli ti ha ispirata.
Spero che dall�ultima mia lettera avrai attinto un po� di conforto spirituale nelle attuali tue contingenze. Intanto io continuo a tenerti presente a Ges� sull�altare, perch� sempre pi� Egli ti faccia Sua.
Ti pregherei anche di una cosa che mi preme molto. C�� una dolorosa vicenda che si protrae ormai da pi� di tre anni. E cinque ottime anime del Signore, che avevano tanto lavorato per la causa della S. Chiesa, come ripeto, da tre anni sono sotto il peso di una tremenda ingiustizia. Si � fatto quanto si poteva fare per redimerle di faccia agli uomini, ma tutto fu inutile.
Ti prego pertanto di tenerle presenti nella tua preghiera. Esse non sono di queste parti. Domanda a Ges� che, se questa � la Sua santa volont�, le ritorni ai posti di prima, donde furono rimosse, per ingiustizia e per malvagio castigo.
Quando potrai, mi risponderai in merito. Intanto io ti benedico tanto e sempre.
Continua a pregare per me.
+ Beniamino
Vescovo


Poi il vescovo decide di farsi personalmente presente accanto ad Angelina, con una visita che le sar� di grande conforto. Manca ormai solo un mese alla sua morte.

Angelina Pirini - LETTERA XIII
Ringrazia il Vescovo per la visita che si � degnato di farle. Manifestando i suoi sentimenti, mostra di aspirare alla mistica morte di se stessa, perch� in lei avvenga la trasfigurazione nella vita di Ges�.

Sala 1� settembre 1940
Viva Ges� e Maria Immacolata!
Ecc.mo Padre,
eccomi a Lei con questo scritto per esprimerLe il mio tanto vivo e sentito ringraziamento per la sua graditissima visita di questi giorni. Quanta gioia volle farmi provare Ges� a questo nuovo incontro, come mi sente commossa pensando a tutte le predilezioni, che Ges� ha per me, Sua povera creatura!
Con tutto il Suo infinito amore ch�Egli mi fa vedere e capire sempre pi� in ogni giorno, non fa altro che accendere in me il desiderio sempre pi� crescente di perfezione. E Lei sa che c�� ancora tanto lavoro da compiere in me, ma confido, confido nel mio Dio che in un solo istante pu� compiere tutto... Per�, appunto per questo bisogno che scorgo in me, mi consola indicibilmente sapermi ricordata a Ges� sull�Altare dei Suoi Ministri, oh, come sono potenti queste preghiere, io lo posso ben dire perch� ne godo tutto il benefico effetto!...
Lei oramai comprende il mio animo e sa dunque come solo Ges� � l�oggetto delle mie ardenti aspirazioni. Nella mia mente, Eccellenza, non voglio che ci sia desiderio e preoccupazione alcuna fuori di questa, unicamente santa. Voglio essere sacrificata con Ges� sacrificato e come Lui, piccola vittima immolata e solo perch� Lui, mio Babbo Divino, si compiaccia e si consoli. Voglio morire a me stessa per vivere di Lui e per Lui. Oh, quale sete ho di questa morte!
Che Ges�, Ges� solo e Lui Ostia, Lui Crocifisso sia il mio amore e che nella mia anima avvenga presto, presto la immedesimazione in Lui. Oh, Padre, solo allora sar� realmente felice!...
Grazie per tutto quello che Lei fa per me colla sua preghiera coi suoi consigli e incitamenti. Anch�io prego e offro con maggiore forza per Lei e in particolarissimo modo mi ricordo per quelle anime che mi ha vivamente raccomandate.
Mi benedica, Padre, e mi sostenga sempre con Ges�.
Sua povera piccola figliuola di Ges� Angiolina Pirini

�Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto� (Giovanni 12, 24).
Il dono che Angelina ha fatto di s� � stata la conseguenza di una visione ben precisa della persona umana e del valore che Dio ha voluto conferire a tutto ci� che l�uomo � e compie una volta redento ed inserito come membro vivente nel Christus totus.

La consapevolezza di questa altissima ed ardua vocazione � cresciuta e maturata in Angelina grazie a maestri di vita che le sono stati accanto con acuto discernimento (il parroco, il vescovo) ma soprattutto in forza di una solida vita sacramentale e di una ininterrotta unione di preghiera col suo Signore.
La grazia divina ha operato questo miracolo, discreto e quotidiano, proprio perch�, come ci ha rammentato Paolo all�inizio di questa riflessione �N� chi pianta n� chi irriga vale qualcosa, ma solo Dio, che fa crescere� (1 Corinzi 3,7).





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